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Emmanuel Malynski – La Guerra Occulta

04/07/2012

Ci è appena capitato di leggere una recensione dell’opera La guerra occulta di Emmanuel Malynski e Leon de Poncins, finalmente ristampata dalle Edizioni di Ar. È singolare come l’autore di questa recensione, di cui fra poco diremo il nome, riesca a trasformare la presentazione di un evento da accogliere con soddisfazione come l’uscita di un testo così importante per lo studio del volto nascosto della storia, in una requisitoria e in un attacco malevolo contro il curatore e prefattore dell’opera Julius Evola. A sentire lui, sembrerebbe quasi che Evola sia stato costretto da qualcuno ad occuparsi – controvoglia, suo malgrado e con la pistola puntata alla tempia! – di questo libro. Evidentemente non si sa o si finge di non sapere che La guerra occulta è stato fatto conoscere in Italia proprio da Evola, il quale già lo recensì entusiasticamente sulla rivista di Giovanni Preziosi La Vita Italiana del dicembre 1936, subito dopo la sua uscita in Francia; per poi curarne la traduzione in italiano nel 1939, presso Hoepli.

Non solo Evola si fece promotore della diffusione di questo importante testo, ma ne apprezzò ed elogiò l’impostazione di fondo, cercando di trarne spunti metodologici per un ulteriore approfondimento ed una più ampia applicazione di quei criteri metodologici ad altri eventi e ad altri periodi storici non presi in considerazione dal Malynski. Al punto che in un capitolo del suo Gli uomini e le rovine (cap. XIII, “Guerra Occulta – Armi della Guerra Occulta”), definì una volta per tutte cosa dovesse intendersi con quel termine e stilò un vero e proprio manuale per «la conoscenza degli strumenti della guerra occulta».

Ci sembra superfluo qui ricordare tutto quello che Evola ha scritto su ebraismo e massoneria, e sull’influenza storica nefasta di questi due “strumenti” del processo sovversivo: «degli strumenti obbedienti ad influenze ancor più profonde, e che noi chiameremmo volentieri “demoniche”». Nella già ricordata recensione su La Vita Italiana Evola riporta proprio un passo del libro di Malynski: «Una corrente di satanismo percorre la storia, parallela a quella del cristianesimo, in modo altrettanto disinteressato, in lotta perpetua con esso», per poi aggiungere: «Per noi una tale considerazione non è per nulla una fantasia teologica, ma qualcosa di assai positivo. Noi diremmo anzi che essa costituisce il vero punto di riferimento, assai più alto e profondo di quelli del comune e unilaterale antisemitismo». Ma, evidentemente, il considerare ebraismo e massoneria solo degli strumenti, una sorta di taxi che serve per fare un pezzo di strada, per completare una tappa di un processo di avvicinamento ad un progetto ben più ampio, rappresenta uno scandalo per taluni che hanno bisogno di una consolatoria spiegazione a portata di mano. Ma questo atteggiamento è tipico di una visione ristretta ed esclusivamente religiosa, nel senso più popolaresco e grossolano del termine, in cui si pensa che basti salvaguardare l’orticello della propria parrocchia («la società europea e cristiana», nell’occasione!) perché il mondo vada nella direzione desiderata. Semplicemente, essendo privi di qualunque punto di riferimento metafisico, non si è in grado di capire che ci si trova di fronte ad un processo cosmico ed universale, che attraversa i secoli della storia umana, e riguarda civiltà e tradizioni lontanissime l’una dall’altra, nello spazio e nel tempo.

Quando Evola parla di “incrostazioni cospirazioniste”, a proposito del libro di Malynski e De Poncins, parla di un pericolo reale, di un sempre possibile scivolamento in una visione parziale dei fatti storici, guidata solo da impulsi sentimentali più che da un esame oggettivo della realtà. Al punto che può anche sorgere «il sospetto se, alla fine, nel dirigere l’attenzione generale solo su Ebrei e Massoni, quasi a mo’ di idea fissa, tanto da presentarli come i soli responsabili di ogni specie di cose, non si celi qualcosa, come un agguato, non si abbia una tattica per sviare gli sguardi da una visione più completa e per nascondere la vera natura delle influenze distruttrici in parola».

E in effetti il sospetto diventa molto forte, quando vediamo che si ricorre, per attaccare Evola, ad alcuni brani tratti dalla rivista francese R.I.S.S. (Revue international des societes secrets), dove parlando di Evola, sul finire degli anni ‘20, si dice fra l’altro: «Partendo da una specie di sincretismo giudeiforme andava ancora oltre nel suo odio per la Chiesa»; «un agente provocatore dell’inferno, una retroguardia della massoneria e delle sette che perseguitano Cristo con odio implacabile»; «Le teorie di uno strano satanista italiano sono la manifestazione dello stato di spirito giudaico-massonico…»; «Evola potrebbe essere benissimo, in realtà un agente della super massoneria cabalista che riprende il ruolo dell’antico serpente e si identifica nel tentatore della Genesi»; «nei suoi scritti si trova l’odio verso Dio, un odio furioso, schiumoso, veramente satanico. Odio verso il Padre… odio contro il Verbo Incarnato; odio soprattutto della Croce di Cristo».

È veramente singolare che i “tradizionalisti zoppi”, cioè i tradizionalisti a metà, sia che intendano valorizzare sia che intendano demolire il pensiero evoliano, facciano regolarmente ed esclusivamente riferimento all’Evola del primo periodo, quello di Imperialismo pagano e de L’uomo come potenza per intenderci; all’Evola quindi precedente alla definitiva maturazione del suo pensiero ed al corretto radicamento dottrinario della sua opera, risalente agli anni immediatamente successivi al periodo in questione. È come se egli non avesse scritto i libri che ha scritto dopo, non avesse chiarito e corretto le sue posizioni, non avesse dato l’eccezionale contributo intellettuale che ha dato al pensiero tradizionale. Questa volontaria e strumentale mutilazione della sua opera, sparge non poche ombre sulle reali intenzioni e sull’onestà intellettuale dei suoi analisti.

 La R.I.S.S., fonte di questi strali contro Evola entusiasticamente rilanciati dal nostro recensore, era stata fondata nel 1912 da Monsignor Jouin, curato della chiesa Saint-Augustin a Parigi, riprendendo la fiaccola dell’antimassonismo “taxiliano”. Facendo cioè riferimento all’opera del mistificatore Leo Taxil che attraverso accuse grottesche ed esagerate aveva vanificato in realtà qualunque studio serio e documentato degli aspetti meno lusinghieri della setta; svolgendo quindi alla lunga una funzione sovversiva, simile in parte a quella svolta oggi da personaggi come David Icke. Monsignor Jouin, di sicura buona fede, divenne ben presto un semplice prestanome, diventando direttore effettivo Charles Nicoullaud, un ex-massone ed uno strano cattolico che, fra l’altro, accusava i gesuiti di essere i responsabili dell’azione sovversiva di Weishaupt, loro allievo a Ingolstadt; che parlava dei Superiori Sconosciuti, utilizzando termini propri della Teosofia; nonché autore di romanzi licenziosi ed anticlericali, come L’Expiatrice e Zoè, la Theosophe à Lourdes. Ancora più sorprendente risulta però la connivenza di alcuni ambienti della rivista con Aleister Crowley. Ma se si considera che dietro l’incredibile resurrezione del “taxilismo”, a cui la R.I.S.S. attingeva a piene mani, risultava esserci l’Intelligence Service, i conti cominciano a tornare. Si trattava in realtà di un covo di vipere che, almeno per un certo periodo, svolsero un ruolo dal chiaro stampo contro-iniziatico coi loro attacchi a René Guénon, in cui gli articoli non miravano al semplice dibattito intellettuale ma costituivano dei veri e propri supporti di attacchi psichici a cui Guénon rispondeva assegnando ai suoi scritti la medesima funzione.

Ovviamente, in questo sconsiderato attacco ad Evola mascherato da recensione a La guerra occulta, di cui ci stiamo occupando, non è assolutamente il caso di risalire (o forse sarebbe meglio dire: discendere!) ad una possibile ispirazione tifonica, o ipotizzare l’opera di un eventuale incosciente servitore del dio dalla testa d’asino, com’era invece evidente per gli attacchi della R.I.S.S. a René Guénon. Qui, semmai, si ha a che fare solo con un asino, punto e basta! È giunta quindi l’ora di chiamare per nome l’autore di questa pseudo recensione del libro di Malynski e De Poncins: si tratta solo di Fabio de Fina, editore e proprietario del sito effedieffe.com, su cui è apparso il testo in questione. Se la vicenda non vedesse coinvolto, anche se indirettamente, Maurizio Blondet, che stimiamo e reputiamo una delle menti più lucida di questi nostri tempi bui, non ci saremmo certo occupati delle bassezze sopra ricordate. Il fatto è che quando i sacrestani pretendono di scrivere le omelie, vuol dire che la crisi è arrivata ad un punto di non ritorno e che non ci si possono fare delle illusioni su certi ambienti, da cui non potrà venire mai alcun apporto positivo per la costruzione del Fronte della Tradizione. Fabio de Fina, che vive da parassita alle spalle dell’ingegno, l’intelligenza, la sensibilità e la profonda spiritualità di Maurizio Blondet, potrebbe e dovrebbe accontentarsi di svolgere il suo ruolo di editore, e incrementare il suo gruzzoletto, a cui ci risulta tenere così tanto. Ma si sa che certe nature, probabilmente a causa di insuperabili squilibri psichici, non sono in grado di stare al loro posto e quando gli scappa una esternazione non riescono a trattenerla. Com’è stato il caso di questa imprudente recensione al libro La guerra occulta. Ma siccome non vorremmo che, alla lunga, il padrone del sito potesse diventare il tallone d’Achille di Blondet, che di quel sito è l’unico motivo d’interesse e il cui lavoro è troppo prezioso per lasciarlo gestire da simili individui, saremmo tentati di lanciare una crociata per liberare Blondet da de Fina. Si accettano adesioni.

 

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