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Stefano Sissa – Pensare la Politica Controcorrente

16/11/2012

Il tema principale del libro di Stefano Sissa è la figura del controverso filosofo francese Alain de Benoist, esponente di spicco della Nouvelle Droite, nel suo percorso dalla “Destra politica” alla “Destra antropologica”. Con “Destra politica” Stefano Sissa si riferisce al percorso del pensiero antimoderno e antirivoluzionario di de Maistre, De Bonald, e poi di Barrés e di Maurras (poi “destra”, semplicemente) mentre con “Destra antropologica” definisce un modo di comprendere il mondo non come contrapposizione a qualche forma di “sinistra”, ma una propria Weltanschauung che si coagula intorno alla figura e alla filosofia di Julius Evola. Il percorso compiuto dall’autore è dunque molto ampio e consiste nel mettere a confronto i temi principali di questo pensiero di destra (natura, identità, gerarchia, autorità, ordine) con i saggi e gli interventi critici di de Benoist dagli anni Settanta sino al 2007, ricostruendo la rete di relazioni con il pensiero della destra tradizionale e non (in verità troppo ramificata per poter essere efficacemente riassunta nello spazio di una recensione).

Una delle caratteristiche del pensiero di de Benoist è quello di superare i limiti della tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra, una contrapposizione ormai oltrepassata dalla crisi delle ideologie, in modo da creare una nuova positiva antitesi, non contrapposizione, tra le due. In effetti, la prospettiva tracciata da de Benoist i paletti posti da Norberto Bobbio nel suo noto Destra e Sinistra.

Le sue idee sono sempre state radicali, ma non unidirezionali. Sotto questo profilo la sua evoluzione è molto interessante: partito in età giovanile da stereotipi e da ambienti politicamente molto connotati a destra, anche con risvolti inquietanti, ha poi compiuto un lungo cammino che lo ha portato ad approdare alla cosiddetta Nouvelle Droite, una destra appunto antropologica, ma non politicamente collocata e anzi sovente in polemica con i partiti tradizionalmente di destra del suo paese, in particolare con il Fronte Nazionale.

Il primo concetto esaminato è quello di natura: un aspetto presente in molti autori tradizionalisti (il ritorno alla natura è uno degli aspetti del rifiuto della modernità). Per de Benoist, dopo una giovanile adesione a modelli di razzismo biologico (aveva simpatizzato con l’ Organisatione de l’Armée Secrète) la natura è un dato storico (secondo il detto di Nietzsche); in lui la tradizionale concezione dell’altro come nemico, secondo la diffusa visione di Carl Schmitt si concretizza via via in una pluralità di figure senza mai legarsi troppo all’effettiva appartenenza biologica, sino a trasformarsi in un nazionalismo etico in cui compaiono elementi della socialdarwiniana struggle for life, per distanziarsi poi anche da quella. Insomma, la sua è una parabola che lo porta dall’occidentalismo al terzomondismo degli anni Ottanta sino alle attuali forme di vicinanza all’antiglobalismo e ai miti della decrescita: né di destra, né di sinistra, appunto, ma sia di destra sia di sinistra.

Altrettanto tradizionale mi sembra l’approccio al tema della rappresentazione dell’identità, e del suo concetto contrario, la differenza. I due si determinano sulla base di una costruzione culturale, la quale a sua volta determina l’identità, sulla quale non si costruisce un ordine politico – de Benoist è sempre attento a distinguersi dagli aspetti politici della destra – ma morale. Questo non è bastato a salvarlo dalle accuse di razzismo, non biologico appunto, ma culturale: in effetti, per quanto come ho già detto non più legato a particolari movimenti politici e anzi “disgustato” dalle posizioni di Le Pen e compagni, si è sempre dichiarato contrario all’immigrazione non regolamentata, proprio in nome del riconoscimento della diversità. Il tema della gerarchia non è distante da quanto detto: in una società le gerarchie sociali sono definite dal ruolo e dallo status, ossia dalle funzioni sociali e dalle posizioni connesse a ciascuna di esse. Come ricorda il sociologo Alain Touraine dalla rivoluzione francese in poi le gerarchie sociali intese come stratificazione sociale si affiancano all’egualitarismo dei diritti civili e politici (giusnaturalismo). A questo tipo di egualitarismo si è opposto il ritorno all’ethos aristocratico (anche nella forma del solipsismo eroico di Nietzsche). Lo stesso de Benoist si colloca in una sorta di no-man’s land aristocratica. I giovani di destra degli anni ‘70, come lui era (e anche ‘80) manifestavano spesso contro l’egualitarismo in tutte le sue forme, spesso rifugiandosi in una sorta di ethos cavalleresco dove è permesso il combattimento fra eguali che rende ancora possibile un rapporto gerarchico anche quando la guerra moderna spersonalizza l’avversario.

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